L’impatto della drastica perdita di biodiversità a livello globale ci tocca sempre più da vicino

Siete in partenza per un nuovo pianeta. Siete in 100 provenienti da tutto il mondo, c’è chi arriva dall’artico chi dal deserto, voi dall’Italia. Siete tutti di diverse etnie ed avete abitudini alimentari completamente diverse, voi amate la pasta, altri il pesce fermentato, altri radici amarissime. Siete i colonizzatori del nuovo pianeta. Non sapete cosa vi aspetta ma il fatto di essere così diversi aumenta le probabilità che tra di voi ci sia chi possiede i geni giusti per riuscire ad adattarsi a condizioni estreme come freddo, caldo intenso, scarsità di acqua, di cibo.

In contemporanea alla vostra, un’altra spedizione sta per partire anche loro sono in 100 ma tutti identici, cloni dello stesso individuo selezionato perché forte, robusto e resistente.

Chi ha maggiori probabilità di sopravvivenza? Voi così diversi e imprevedibili o loro così uguali e ordinati.

Siete fortunati, il vostro gruppo è quello più ricco di diversità genetica e questo aumenta le probabilità che ci siano tra i vostri geni quelli giusti per sopravvivere, adattarsi ed evolversi nel nuovo pianeta.

Il secondo gruppo con condizioni costanti e immutate è forte ma al minimo cambiamento climatico potrebbe non adattarsi e finire con l’estinguersi.

Ho scelto questo esempio per rappresentare più concretamente un concetto di cui troppo spesso si parla in termini astratti: la biodiversità, ovvero la varietà delle forme di vita animali e vegetali che popolano la Terra.

Nella perdita di biodiversità non c’è nulla di astratto, ma ci sono danni concreti che impattano sulla nostra alimentazione, la nostra vita, sull’ambiente, le altre forme di vita, le risorse naturali.

La biodiversità è un patrimonio unico e prezioso, risultato di 3.5 miliardi di anni di evoluzione: milioni di piante, animali e batteri che, sotto la spinta della selezione naturale, si sono adattate ai cambiamenti per sopravvivere.

Quale sia la situazione attuale, quanto grave la perdita in diversità di specie, geni, ecosistemi che si registra ogni giorno è ben rappresentata nel primo rapporto sullo stato della biodiversità del cibo e nell’agricoltura, di recente pubblicato dalla FAO  – “The state of the world’s biodiversity for food and agriculture”–  che potete consultare qui http://www.fao.org/3/CA3129EN/CA3129EN.pdf.

Ne esce un quadro allarmante con una drastica diminuzione di biodiversità generalizzata e a livello globale.

Su 30.000 specie commestibili presenti in natura, solo 6.000 sono coltivate come nutrimento, meno di 200 contribuiscono in modo sostanziale alla produzione alimentare globale e solo 9 rappresentano il 66% della produzione totale di prodotti destinati all’alimentazione. Nove specie a livello globale è un numero assurdo che dovrebbe farci riflettere della povertà di biodiversità che mettiamo ogni giorno sulla nostra tavola.

La produzione mondiale di bestiame si basa su circa 40 specie animali, ma meno di 10 forniscono la stragrande maggioranza di carne, latte e uova. Delle 7.745 razze di bestiame locali registrate a livello mondiale, il 26% è a rischio di estinzione.

Per completare il quadro con i prodotti ittici è importante sapere che 1/3 degli stock ittici è sovrasfruttato, più della metà ha raggiunto il limite sostenibile e che i pesci, crostacei e molluschi del Mediterraneo sono in condizioni di grave sovrasfruttamento.

Anche le specie selvatiche usate per l’alimentazione o che contribuiscono ai servizi ecosistemici vitali per l’alimentazione e l’agricoltura, compresi gli impollinatori come le api, stanno rapidamente scomparendo. Di quasi 4000 specie di cibo selvatico conosciute – principalmente piante, pesci e mammiferi – stanno diminuendo drasticamente di più della metà.

Ogni volta che una pianta si estingue, da 10 a 30 altre specie in media crollano con lei, come un castello di carte (Peter Raven, botanico del Missouri Botanical Garden).

“Meno biodiversità significa che piante e animali sono più vulnerabili a parassiti e malattie. In virtù della nostra dipendenza da un numero sempre minore di specie per nutrirci, la crescente perdita di biodiversità per il cibo e l’agricoltura mette a rischio la sicurezza alimentare e la nutrizione”, ha dichiarato il direttore generale della FAO José Graziano da Silva.

Quali sono le principali cause di perdita di biodiversità?

  1. CONTAMINAZIONE E DETERIORAMENTO DELLE RISORSE NATURALI – Il tema della prevenzione dei danni all’ambiente non è affrontato in modo adeguato dalle imprese che preferiscono invece concentrare il proprio impegno ambientale su questioni più facilmente spendibili come l’economica circolare. La corretta gestione dei rischi ambientali è indispensabile per prevenire contaminazioni e deterioramento di terreno, falda, fiumi, laghi, mare, specie e habitat. I rischi ambientali sono trasversali a tutte le tipologie di imprese. La normativa italiana come quella europea non si è ancora preoccupata di un’efficace gestione dei rischi e prevenzione dei danni. A pagare le spese di questo vuoto normativo è l’ambiente ma anche la nostra salute di cittadini.
  2. I CAMBIAMENTI CLIMATICI – Le modifiche del clima compromettono l’equilibrio degli ecosistemi, delle foreste, delle zone umide, la disponibilità di acqua e la produzione di cibo.
  3. LA DISTRUZIONE E FRAMMENTAZIONE DEGLI HABITAT – Con la perdita di habitat le popolazioni diventano maggiormente vulnerabili all’estinzione.
  4. IL SOVRA SFRUTTAMENTO E L’USO NON SOSTENIBILE DELLE RISORSE NATURALI – Dobbiamo ripensare al modo in cui utilizziamo le risorse naturali come terra, acqua, specie per evitare di sfruttarle oltre la loro capacità di rigenerazione.
  5. L’INTRODUZIONE DI SPECIE ALIENE – L’introduzione in un territorio di specie aliene o alloctone, ovvero di specie che sono originarie di altre aree geografiche, può portare alla diffusione di malattie, alla competizione per il cibo e in molti casi porta al declino di specie e interi ecosistemi autoctoni.

Il fatto che la situazione sia davvero critica non deve però farci pensare che ormai ogni sforzo sia inutile e che tanto vale fregarsene.

Piuttosto, se fino ad oggi tutto sommato non vi siete preoccupati più di tanto dell’impatto delle vostre scelte quotidiane su ambiente, risorse naturali, clima è il momento di fare qualcosa.

Le nuove generazioni sono più sensibili dei loro genitori e sicuramente anche dei loro nonni alla protezione dell’ambiente ma hanno bisogno di essere educati e guidati per fare la migliore scelta.

Come fare la scelta giusta ogni giorno contribuendo alla tutela del pianeta?

BASTA RIMANDARE, comincia subito:

  • RIPARA, RECUPERA E RICICLA più possibile, punta a produrre ZERO RIFIUTI, NON SPRECARE NULLA, nemmeno una goccia, né una foglia o una buccia. Dai valore alle cose, a tutte le cose persino alle più umili come un pezzo di carta, la parte meno nobile di un ortaggio.
  • RIPENSA I TUOI ACQUISTI:
    1. compra solo l’indispensabile,
    2. condividi e scambia invece di comprare,
    3. privilegia produzioni locali, artigiane, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, certificate biologico, biodinamico e con certificazioni ambientali,
    4. scegli solo materiali con un basso impatto ambientale, senza imballaggio e riciclabili.
  • RIDUCI I TUOI CONSUMI OGNI GIORNOdi energia, di acqua, soprattutto di combustibili fossili. Usa il meno possibile l’auto, muoviti in bicicletta o a piedi ogni volta che puoi. Ingegnati per recuperare l’acqua piovana e usarla almeno per innaffiare le piante.
  • AUTOPRODUCI PIÙ POSSIBILE, punta all’autosufficienza sia energetica che alimentare – non solo è possibile ma ti darà enorme soddisfazione e ti farà risparmiare parecchio sulle bollette e sugli acquisti. Sto parlando ad esempio di coltivare un orto con varietà antiche e dimenticate e installare pannelli fotovoltaici sul tetto.
  • NON AVERE PAURA DI ANDARE CONTRO CORRENTEe di essere il primo, contribuisci alla diffusione di queste buone pratiche.

Ho sempre l’impressione di non fare abbastanza. Ogni giorno mi chiedo se la ricerca del miglior compromesso possibile abbia ancora senso. Parlo dell’impatto che le nostre scelte, il nostro stile di vita hanno sull’ambiente.  Penso che ignorare semplicemente il problema non sia più un comportamento accettabile e che ognuno di noi dovrebbe chiedere di più alle aziende, alle istituzioni, ma soprattutto a se stesso.

Lisa