Se vuoi essere green non mangiare questi 5 pesci

Siamo ancora a inizio anno, in un periodo di buoni propositi per il nuovo anno e dove magari si decide di impegnarsi maggiormente per una causa che ci sta a cuore. Tra i tanti temi ambientali ce né uno in particolare a cui ho deciso di dedicare tutte le mie energie: il consumo di specie ittiche sovrasfruttate.

Quasi l’80% degli stock ittici del Mediterraneo è sovrasfruttato e a livello mondiale  sono sempre di più le specie sottoposte a una forte pressione di pesca eppure non si parla abbastanza di questo problema e troppo spesso nella carta dei ristoranti si trovano specie fortemente sovrasfruttate, a volte proprio nei ristoranti di quegli chef che si dichiarano più attenti all’ambiente. Scegliere di contribuire alla tutela di un pesce e non metterlo in carta è un gesto moto concreto per la sostenibilità, un’opportunità per impegnarsi ma anche per educare i consumatori meno attenti.

Per questo motivo è più che mai importante che chef, ristoratori e tutti coloro che attraverso il proprio lavoro contribuiscono a creare una nuova consapevolezza alimentare, siano consapevoli di quali specie possano essere consumate e quali invece vadano evitate.

Con l’aiuto di WWF Italia ho deciso di contattare associazioni di categoria (chef, ristorazione), chef influenti, testate per fare informazione e sensibilizzare a consumi più consapevoli.

“Io cambio menu” è il nome di questa iniziativa in cui invito tutti voi a contribuire con scelte consapevoli e pubblicando una vostra foto con l’#iocambiomenu.

Ecco i pesci cui dare una tregua e togliere dal nostro menu:

  1. Anguilla (Anguilla anguilla)

L’anguilla è ufficialmente in via di estinzione. L’IUCN (International Union for Conservation of Nature) ha inserito l’anguilla nella Lista Rossa delle specie in via di estinzione già da alcuni anni e WWF la consiglia come “da evitare” nella seafood guide pescesostenibile.wwf.it . Ad oggi non esistono forme di allevamento sostenibile per questo animale in quanto tutte le anguille che troviamo come allevate sono state prima pescate nei nostri mari dove sono giunte da molto lontano per nutrirsi e crescere, prima di migrare nuovamente allo scopo di riprodursi. Qualunque cattura effettuata sulle nostre coste o acque interne quindi riguarda individui che non hanno avuto modo di riprodursi. La cattura finalizzata all’allevamento e alla vendita ha pertanto l’effetto di peggiorare la pressione su tale specie già in gravi condizioni di conservazione.

  1. Cernia bruna (Epinephelus marginatus)

Nella Lista Rossa IUCN come specie vulnerabile da diversi anni. La cernia bruna è infatti molto vulnerabile alla pressione di pesca, non è possibile allevarla e le tecniche comunemente utilizzate come le reti da posta e le reti a strascico di fondo  procurano gravi danni sia agli habitat che ad altre specie. In molte aree la sua presenza scarseggia, e la sua popolazione è segnalata “in decrescita”.

  1. Pesce spada (Xiphias gladius)

La popolazione di pesce spada è in declino in tutto il mondo, in particolare nel Mediterraneo a causa della sovrapesca e non è possibile allevarli. Nonostante la Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 4 aprile 2019 relativa a un piano pluriennale di ricostituzione del pesce spada del Mediterraneo , la situazione è tutt’ora critica a causa di pesca illegale, cattura di giovanili che non hanno avuto la possibilità di riprodursi e anche a causa dell’inquinamento dei mari e del bioaccumulo di metalli pesanti che contribuiscono a decimare ulteriormente una specie già in declino.

  1. Rana Pescatrice (Lophius piscatorius)

Nella lista rossa dell’IUCN, le rane pescatrici sono pescate a strascico con frequenti catture accidentali di specie a rischio di estinzione ed effetti negativi sugli ecosistemi e le specie marine. Non è possibile allevarle e ci sono scarse informazioni sullo stato reale degli stock, cosa che impedisce una corretta regolamentazione e tutela della specie che è molto vulnerabile alla sovrapesca in particolare nel Mediterraneo.

  1. Verdesca (Prionace glauca)

Le verdesche soffrono della sovrapesca ma sono anche spesso vittime di cattura accidentale nella pesca dei tonni e pesci spada con i palangari derivanti, con reti a circuizioni o con lenze. Si registrano numerosi casi in cui la verdesca viene venduta come pesce spada, vista la somiglianza delle carni. Sono nella lista rossa IUCN, non esistono forme di allevamento sostenibili e presentano problemi di bioaccumulo di metalli pesanti come tutti i pesci predatori.

Approvvigionarsi di pesce sostenibile del Mediterraneo è ancora possibile, ma occorre prestare maggiore attenzione alle scelte che si fanno. In generale per i prodotti ittici consigliamo di scegliere in base a questi 4 criteri di consumo:

  1. Prediligere specie meno comuni, di provenienza locale pescate dalla piccola pesca artigianale;
  2. Fare attenzione ad acquistare pesce adulto (rispettare le taglie minime) che ha quindi già avuto il tempo di riprodursi;
  3. Leggere sempre l’etichetta recante le indicazioni di provenienza e metodo di cattura, previste per legge;
  4. Quando disponibile, scegliere pesce con certificazione di pesca sostenibile MSC o acquacoltura responsabile ASC.

Il WWF lavora per tutelare gli ecosistemi e le specie marine, ma anche le persone che vivono di pesca nel mondo. Il progetto Fish Forward, finanziato dall’Unione Europea coinvolge 11 paesi in Europa. Questi e altri consigli sono presenti nella Seafood Guide di WWF pescesostenibile.wwf.it

Se vuoi essere green, evita questi 5 pesci e condividi una tua foto con l’#iocambiomenu.

Lisa